Pubblicazioni

Luigi Campolonghi

Il massone fondatore della lega italiana per i Diritti dell'Uomo

Tipheret Editore (2018)

 

La Lunigiana, la Libertà e la Massoneria sono i tre punti fermi che hanno condotto Luigi Campolonghi per tutta la sua vita, lunigianese orgoglioso e legato alla propria terra, libertario e socialista che lo ha visto subire le persecuzioni fasciste fino all'esilio in Francia dove però ha continuato a lavorare indefessamente per abbattere la stupida e ottusa dittatura ma al contempo a lavorare al " bene e al progresso dell'umanità".

 

L'essere massone fu per Campolonghi una missione di vita, lui che intendeva la Massoneria come una scuola perenne che insegna a crescere attraverso la ritualità e i lavori di Loggia, ma al contempo col preciso dovere, rispetto a questa crescita, di portare nel mondo profano tutti i valori e tutte le ricchezze che il suo progredire lungo la via interiore e il suo perfezionamento gli hanno offerto, e distribuirle in modo che questa crescita e questo miglioramento siano e diventino patrimonio di tutta l'umanità, perché il primo dovere di un Massone è di lavorare per affermare la libertà e la dignità di tutti.

 

Da questi principi parte la fondazione della LIDU, Lega Italiana dei Diritti dell'Uomo, la storica associazione che ha contribuito dapprima al sostegno dei profughi perseguitati dal fascismo poi all'affermazione di quelli che sono i diritti primari per tutti gli esseri viventi, umani e non umani. La Libertà, il diritto allo studio, alla salute e al lavori oltre che al diritto fondamentale di poter aspirare alla felicità individuale e condivisa.

 

Vita e opere di Oreste Raggi.

Ritratto di un carrarese illustre attraverso un compendio antologico dei suoi scritti.

Tipografia Apua Service (Massa, 2016)

 

Di Oreste Raggi, personaggio poco studiato e conosciuto solo parzialmente in alcuni ambiti di interesse locale (nella zona romano-laziale per i suoi lavori storico-etnografici sulla zona albana e tuscolana, nella zona apuana per i sui saggi sulla scultura ottocentesca) mancava fino ad oggi un lavoro di ricerca che ne ponesse in rilievo, in modo esaustivo, gli aspetti biografici e bibliografici.

 

Il libro di Claudio Palandrani colma dunque una lacuna storiografica e restituisce al personaggio – seppure in modo assai tardivo - la dimensione che merita sulla scena di un Ottocento Italiano nell’ambito del quale si scopre essere stato uno dei maggiori protagonisti.

 

Personaggio erudito, scomodo, ostico, coerente fino all’ultimo con una sua “visione” affatto incline ad essere mediata dai diversi fermenti, sia letterari che artistici o politici, attraversa tutto il XIX secolo vivendo in presa diretta le vicende italiane dal periodo napoleonico (nasce nella Milano del Regno d’Italia) a Roma capitale (1870) passando attraverso le principali vicende storiche italiane alle quale dette un contributo di primo piano divenendo straordinario testimone di un tempo nel quale si realizza l’unità della Nazione Italiana.

 

Il libro, un’opera di oltre cinquecento pagine, è il risultato di anni di lavoro e di ricerche che hanno permesso la ricostruzione completa della sua bibliografia, delle sue relazioni personali, del suo contributo a vicende fondamentali alla storia dell’Italia pre e post-unitaria.

 

Epico combattente di battaglie ideali, ne uscì spesso sconfitto. Non per mancanza di suo valore, ma per la forza soverchiante cui egli, con coraggio, si opponeva ben sapendo che non avrebbe potuto prevalere.

 

Emerge, dal libro di Claudio Palandrani, anche il lato umano di Raggi, spesso dolente per le molte ingiustizie subite a causa del suo atteggiamento intransigente e poco accomodante, ma anche apprezzato tra gli studiosi e le numerose accademie che lo vollero loro socio.

Le più antiche vedute di Massa, Carrara, Avenza e Moneta.

Le impresese albericiane del Cubo e la cicogna e dell’Aquila in un piedistallo marmoreo del Prado.

Tipografia Apua Service (Massa, 2012)

 

Aver riconosciuto le più antiche vedute delle città cybee in terra apuana, scolpite su un antico basamento conservato nel museo del Prado e fino al 2009 sconosciute agli storici locali, getta nuova luce sulla storia di questi possedimenti, e sul loro signore, quel marchese Alberico che assurgerà poi al rango di Principe del Sacro Romano Impero.

     Massa, Carrara, Avenza e Moneta sono le figlie amatissime e devote che Alberico presenta orgogliosamente ai suoi sconosciuti interlocutori attraverso le loro immagini rappresentate su questo straordinario basamento marmoreo risalente alla fine del XVI secolo.

 Il suo progetto ideale e politico di fondatore di città si trasforma nel tempo, in modo coerente, in quello di fondatore di uno stato Stato Cybeo più ampio, nel quale non solo Massa, ma anche le altre città e centri del suo feudo divengono parti integranti di un insieme statuale più vasto.

 

Lo studio iconologico relativo alle immagini delle città rappresentate sul basamento offre chiavi di lettura che confermano ulteriormente quanto l'autore aveva anticipato nel suo libro Alberico e Massa-La città e il giardino, pubblicato nel 2003; un libro che ha aperto nuove importanti prospettive agli studi urbanistici, artistici e storici connessi alla figura di Alberico I.

 

Questo nuovo libro testimonia ulteriormente la grandezza del principe di Massa e la sua straordinaria visione umanistica di Signore del tardo Rinascimento.

 

Dante, i Malaspina e la Lunigiana

Casa Editrice Alberto Ricciardi (Massa, 2005)

 

Una lettura agevole, divulgativa e ricca di immagini è quanto di meglio si possa desiderare per cercare di avvicinare i giovani e il vasto pubblico alla conoscenza di Dante e dei suoi rapporti con la Lunigiana e i suoi signori.

 

 

Non solamente nell’VIII canto del Purgatorio, nel quale si celebra l’accoglienza riservata al Sommo Poeta da parte dei marchesi Malaspina dello Spino Secco e si ricorda il loro capostipite, Corrado l’Antico, ma in tutta la Divina Commedia, i riferimenti ai personaggi e ai luoghi della Lunigiana storica sono assai frequenti.

 

L'occasione del settimo centenario della venuta di Dante in Lunigiana (la presenza del poeta è documentata con la firma della Pace di Castelnuovo avvenuta il 6 Ottobre del 1306) offre lo spunto a questa pubblicazione che ha il patrocinio del Centro Lunigianese di Studi Danteschi e voleva essere un omaggio al grande poeta, ma anche un grato riconoscimento per quell'ospitalità dei Malaspina che gli rese meno amaro l'esilio favorendo la ripresa del suo grandissimo poema che era stato interrotto e che, forse, senza l'amicizia incontrata in Val di Magra, non avrebbe mai visto la sua conclusione.

 

La conoscenza di Dante e della sua opera può offrire innumerevoli elementi di riflessione a quanti sono distratti e disorientati dalla confusione del nostro tempo che sta allontanandoci sempre più velocemente dalla ricchezza culturale di questa nostra amata Italia, piena di contraddizioni ma pur sempre straordinariamente stimolante.

 

 

 

Dante rappresenta una preziosa palestra di ricerca ed una miniera di conoscenze personali. Ci aiuta a pensare con categorie di pensiero universali e ci insegna a superare una visione contingente, materialistica e utilitarista della realtà, aspirando ad alti principi di bellezza e di giustizia attraverso la lettura della sua poesia.

 

Proprio nella nostra difficile epoca la sua opera evidenzia tutta la sua straordinaria attualità. Lui, esule dalla sua città, ci insegna ad amare la nostra terra e la nostra storia.

Alberico e Massa, la città e il giardino.

Una lettura in chiave ermetica dell'urbanistica e delle imprese di un Principe del tardo Rinascimento.

Alberto Ricciardi Editore (Massa, 2004)

 

Gli studi storici che hanno avuto come oggetto l’interessante figura di Alberico I Cybo Malaspina, fino ad oggi non avevano posto in evidenza gli aspetti simbolici ed ermetici del suo pensiero. Aspetti che emergono in modo chiaro dall'analisi dell’urbanistica di Massa Cybea e dalle imprese araldiche del marchese, che divenne primo principe di Massa.

 

 Il libro dell'architetto Claudio Palandrani, una lettura in chiave ermetica dell'urbanistica e delle imprese di un "principe del tardo Rinascimento", colma questa lacuna storiografica.

 

Apre altresì un nuovo indirizzo della ricerca storica locale che, ponendo attenzione specifica al simbolismo ermetico che permea l'urbanistica albericiana, propone una lettura iconologica più vicina alla cultura del tempo in cui la città di Massa è nata, ovvero al complesso pensiero di quel difficile periodo storico compreso tra il Rinascimento e il Barocco.

 

 In questa intricata fase di transizione si agitano, e spesso si scontrano, le pulsioni antropocentriche dell'Umanesimo e quelle teocentriche della Controriforma che anima e sostiene il Barocco, su uno sfondo europeo che vede contrapporsi, ma talora anche fondersi e confondersi, il mondo magico, ermetico ed alchemico con la nascente scienza sperimentale; il movimento protestante e la riforma cattolica, l'azione dell'inquisizione, col triste corollario di torture e di roghi.

 

 La piccola città di Massa, nella sua stessa forma urbana risente dell'influenza di questa situazione storica, culturale e politica.

 L'evidente antropomorfismo dell'impianto urbano e la stella caudata che caratterizzano la forma urbis di Massa Cybea, tarde espressioni dell'Umanesimo rinascimentale, si fondono con la spazialità teatrale del trivio della Martana che propone, su scala locale, il tema barocco dello spazio urbano come spazio teatrale, già sperimentato a Roma per i trivi della zona dei banchi, di fronte a Castel Sant'Angelo, e quello di Piazza del Popolo.

 

 La presenza del dio Mercurio, nella piazza centrale della città albericiana, è una chiara indicazione del carattere ermetico che Alberico volle imprimere alla sua città.

 

 Dalle imprese araldiche di Alberico affiorano, nel saggio - documentato, quanto intrigante - di Palandrani, numerosi riferimenti di carattere ermetico, sapientemente celati in apparentemente anonime rappresentazioni di oggetti e animali che rimandano, invece, alla complessa iconografia che appartiene al mondo dell'ermetismo alchemico.

 

 E' un mondo nuovo che si apre all'indagine storica ed iconologica. E' un mondo che per essere compreso ha bisogno che il lettore entri in sintonia con un universo culturale assai diverso da quello odierno, un mondo nel quale i simboli ancora dischiudevano all'uomo scenari e percorsi di ricerca di estrema importanza sul piano sociale e individuale ma anche, oggi diremmo, psichico.

 

 Il libro di Palandrani solleva un velo sul pensiero di Alberico, propone ipotesi di lettura inedite ed intriganti, ma soprattutto contribuisce ad inserire il principe di Massa ed il suo piccolo ma importante Stato - di cui Massa Cybea fu capitale - in quel più vasto clima culturale italiano ed europeo del quale entrambi furono indubbi protagonisti.

La seguente recensione è tratta dal sito http://www.labottegadiaronte.it/labottegadiaronte/index.php?id_product=45&controller=product

Il libro a Fumetti della Storia di Luni

La città romana di Luna dalle origini alla decadenza.

 Testi e sceneggiatura: Claudio Palandrani – Disegni: Nicola Guerra

 (Massa, 2002)

 

Riuscire ad avvicinare un pubblico di potenziali interessati alla Storia del proprio territorio significa offrire, in qualsiasi fase della vita di ciascuno, opportunità di conoscenza che altrimenti sarebbero rimaste non soddisfatte.

 

Il successo del linguaggio figurato del fumetto, sperimentato con successo nei Libri a fumetti della Storia di Massa, ci ha spinto a proseguire il nostro impegno con “Il Libro a fumetti della Storia di Luni”.

 

Luni (anzi Luna, secondo l’originaria denominazione della colonia romana) è il centro urbano, politico, economico, culturale e religioso che ha segnato in modo indelebile la Storia di tutto il vasto territorio che ancora oggi è identificato come Lunigiana Storica; un compresorio che comprende i territori di La Spezia, Massa-Carrara fino a Montignoso, e tutta l’odierna Lunigiana interna.

 

Luni è la matrice storia dalla quale scaturiscono tutte le città e i borghi della zona, che traggono forza dalla grande tradizione lunense, che continua ad irradiarsi lungamente, anche dopo il declino dell’anticaa città romana, e poi altomedioevale. La forza della sua tradizione, infatti, non è mai venuta meno e ancora riverbera nella cultura e nelle vicende di questa terra che, seppure oggi frammentata e divisa da artificiose suddivisioni amministrative, conserva la sua sostanziale, e più profonda, comune identità.

 

 La storia di Luni e del suo territorio, realizzata a fumetti, con la sua ampia e precisa narrazione dei fatti e dei personaggi, collega gli eventi locali a quelli della "grande storia" nazionale.

 

L'obiettivo è stato quello di tracciare, attraverso il linguaggio delle vignette e delle didascalie, un percorso storico organico e articolato, che fosse in grado di sedimentare facilmente conoscenze da accrescere, eventualmente, con successive e più approfondire letture.

 

La narrazione, che parte dalla preistoria, si sviluppa attraverso una traccia storica che attraversa la complessa fase della presenza delle popolazioni liguri e della conquista del territorio da parte del Romani; la fondazione –nel 177 a.C.- della colonia di Luna; la costruzione del suo porto e l’avvio delle attività economiche con la centuriazione dell’Ager Lunensis e, quindi, con l’escavazione dei marmi dalle apuane. Dello splendore di Luna, nella fase avanzata dell’Impero, parla il Poeta Rutilio Namaziano descrivendo la città racchiusa entro le sue alte mura di candido marmo.

 

Il libro prosegue quindi con la cristianizzazione che accompagna Luna altomedioevale.

La città, ormai in declino, vede i ripetuti attacchi dei barbari che premono da nord e, dal mare, le incursioni dei pirati barbareschi. A Luna, secondo la leggenda, avvenne lo sbarco del Volto Santo, il grande crocefisso in legno che farà la fortuna economica e politica di Lucca.

 

Di Luni, ormai privata, a favore di Sarzana, della diocesi, parlerà anche Dante nella Divina Commedia.

Il libro a fumetti della Storia di Massa

Dalla preistoria alla signoria malaspiniana.

 Testi e sceneggiatura: Claudio Palandrani – Disegni: Nicola Guerra

Volume 1° (2000)

 

Accade spesso che l'interesse per le vicende della Storia sia un'acquisizione dell'età matura, un riconoscimento dell'identità collettiva attraverso il recupero del passato.

 

I giovani, invece, frequentemente non amano la Storia perché, sostanzialmente, essa è estranea al loro mondo, che è dominato dalla ricerca di una identità personale e di gruppo fortemente proiettata nel presente.

 

Avvicinare i giovani alla conoscenza della Storia significa dunque contribuire ad allargarne l’orizzonte delle conoscenze storiche, critiche e culturali in senso lato.

 

 Il mondo delle immagini appartiene al mondo dei giovani fin dalla più tenera età. In sé, l'idea del fumetto non è certo nuova.

 

La sua forma iconica è stata ritenuta in grado di soddisfare brillantemente l’esigenza di individuare un linguaggio agile e non accademico, pur senza sminuire o ridurre qualitativamente le circostanze storiche descritte ed i vari personaggi che sono presentati nel corso della narrazione.

 

 Qualcosa di nuovo è stato invece messo in pratica nella formula del "libro a fumetti", che non è un “giornalino” a fumetti, ma non è neppure un “libro illustrato”. Il libro propone infatti una descrizione sistematica (e non di episodi isolati) del percorso storico superando una visione di campanile ed aprendo la descrizione dei fatti narrati alla più ampia storia del territorio; ha teso –infine- a collegare i fatti cosiddetti “locali” a quelli più generali della "grande storia" in un continuum spaziale e temporale che meglio aiuta a comprendere le connessioni tra i diversi livelli dell’esposizione.

 

 Questo primo volume della Storia di Massa, che in realtà si estende ai fatti salienti della Lunigiana Storica, parte dalla preistoria per descrivere le fasi di formazione geologica del territorio (dalla formazione della Catena Apuana, alle valli della Magra e del Vara, al litorale apuano).

 

 Sviluppa poi il tema della presenza umana attraverso la descrizione delle popolazioni liguri e della conquista operata dai Romani nel II secolo a.C.. Con la caduta dell’Impero Romano e l’inizio delle invasioni barbariche, i soldati di Bisanzio giungono a presidiare ciò che resta dell’impero costituendo una linea difensiva che dal territorio dell’attuale Montignoso si estese fino all’Adriatico.

 

 Nell’alto medioevo, con la presenza dei Marchesi Malaspina, eredi degli Obertenghi, si produce lo straordinario fenomeno dell’incastellamento che si estende in tutta la Lunigiana, attraversata dalla via Francigena. Nel Trecento arriva Dante, esiliato da Firenze ed ospite a Mulazzo dei Malaspina dello Spino Secco e loro procuratore nella pace di Sarzana del 1306.

 

Con le dominazioni pisane e lucchesi il territorio di Massa (e di Carrara) giunge alla vigilia di quella nuova situazione politica che darà finalmente stabilità ai territorio della Lunigiana di costa: il Marchesato dei Malaspina dello Spino fiorito di Fosdinovo, che diverranno nuovi marchesi di Massa e poi Signori di Carrara.

 

 La storia si fa racconto, e il fumetto diviene lo strumento per una conoscenza storica non pedante, ma appassionante e ricca di informazioni rigorose, precise e puntuali.

 

Il libro a fumetti della Storia di Massa

Dai Malaspina ai Cybo-Malaspina. L’epopea di Alberico I “Il Grande"

Testi e sceneggiatura: Claudio Palandrani – Disegni: Nicola Guerra

Volume 2° (2001)

 

Ad un anno esatto di distanza dalla presentazione del primo volume del libro della Storia di Massa a fumetti, viene proposto al lettore il secondo volume della serie, che affronta il delicato periodo storico che riguarda la fase di transizione dal marchesato malaspiniano fino all’insediamento della Famiglia Cybo-Malaspina.

 

 Prosegue, dunque, il progetto editoriale che ha lo scopo, di far conoscere la Storia Massese e Lunigianese ad un folto pubblico di giovani ma anche meno giovani, uniti però dall’interesse per la conoscenza del proprio teritorio. Vogliamo continuare a farlo parlando loro utilizzando il linguaggio dei disegni (non solo).

 

 Questo secondo volume descrive il ruolo svolto dalla famiglia Malaspina nella dominazione del territorio apuano e nelle migliore e ampliamenti apportati alla rocca con la costruzione del palazzo rinascimentale, line marchionale che si estingue con l’ultima protagonista di quella casata malaspiniana dello Spino Fiorito di Fosdinovo, che dette a Massa la dignità di stato autonomo e indipendente: quella Ricciarda Malaspina che, tra i giudizi opposti degli storici, ha consegnato Massa al figlio che riteneva essere più capace (o forse solo da lei preferito): Alberico.

 

 

 Nella narrazione passano i personaggi maggiori della nobile casa genovese dei Cibo, tra i quali spiccano le figure di Innocenzo VIII, il papa della Santa Inquisizione e della scoperta dell’America; di Lorenzo che tenta vanamente di affiancarsi alla moglie nel governo dello stato massese e, frustrato nelle sue ambiziose aspettative innesca una tragica catena di eventi che porterà alla morte del figlio primogenito Giulio.

 

 Giulio, questo “eroe tragico” di cui ci è tramandata l’immagine romantica e che, come tutti coloro che sono troppo amati dagli dei, muore giovane. Ma chi può veramente dire se egli non fosse piuttosto un figlio arrogante, prepotente e presuntuoso (come lo sono anche molti giovani d’oggi) emarginato, per questo suo temperamento, dalla madre dalle responsabilità del governo? E se il cinismo di Ricciarda, del quale si è alimentata una storiografia da fotoromanzo, fosse stato invece solo un doloroso sacrificio impostole dalla ragion di stato?

 

 Sullo sfondo dei drammi familiari si staglia un’Italia divisa in cento piccoli stati, in cento corti magnifiche rette da cento nobili e colte dinastie. Ma i padroni sono stranieri: i padroni sono la Spagna, la Francia e quei papi che non hanno alcun interesse ad unire i principi italiani sotto un’unica bandiera, ma piuttosto quello di tenerli divisi cercando all’estero alleanze e protezioni per loro ed i loro possedimenti.

 

 E’ però Alberico è il personaggio chiave, l’uomo nuovo attorno al quale ruota il processo di rinnovamento delle strutture politiche, economiche, sociali, culturali e giuridiche del piccolo marchesato di Massa e della signoria di Carrara.

 

L’evento motore di questo straordinario processo evolutivo è la ristrutturazione urbanistica voluta da Alberico per le due città su cui governava. Se però, per Carrara, parlare di ristrutturazione urbanistica risulta concettualmente calzante e aderente, per Massa non si può non riconoscere che si trattò di vera e propria fondazione della città. Fondare una città è un “atto creativo”, un atto carico di significati e di riferimenti simbolici dei quali il giovane Alberico appare pienamente consapevole.

 

 Tutto ciò che avverrà nel suo marchesato, e poi principato, nel corso del suo settantennale governo, sarà solo l’attuazione di un vasto programma politico e sociale che trova, nella fondazione di Massa, la sua scaturigine ideologica.

 

Ridurre perciò la costruzione della cortina di Massa ad un fatto meramente difensivo, determinato cioè da un’esclusiva esigenza pratica e militare, dimostrerebbe solo una inadeguatezza a comprendere la complessità del progetto albericiano, che fin dall’inizio del governo del marchese si prefigura come un vasto programma di riforme – evolutosi poi nella direzione di un assolutismo illuminato – che attraverso la definizione di uno spazio urbano è teso a promuove una palingenesi complessiva della società degli stati cybeo-malaspiniani.

 

 Alberico, “il Grande”, segna con la sua azione il periodo aureo di Massa e Carrara.

 Alla sua morte il progetto è completamente realizzato, il bel sogno è divenuto realtà.

 

Massa, come Carrara, è una città che può competere alla pari con altre città coeve, è capitale di uno stato che ha una forte stabilità interna, che ha nuove classi sociali ed economiche emergenti; gode di peso diplomatico nei rapporti con l’Impero e con le altre case regnanti, produce ricchezza, commercia, batte moneta, è tollerante con gli ebrei, tiene contatti con potentati islamici del mediterraneo, non opprime i suoi sudditi con vessazioni inquisitorie.

 

 A tanto non si sarebbe potuti giungere senza che il progetto politico-ideologico di Alberico avesse avuto il tempo di realizzarsi. Ma neppure tutto ciò sarebbe potuto accadere se al suo disegno fosse mancata quell’illuminata intuizione e visione che già nel suo autore era stato dato scorgere fin dagli anni della giovinezza, proprio a partire da quella fondazione di Massa che si dimostra come segno concreto di una nuova concezione del mondo fortemente influenzata dagli ideali neo-platonici non meno che dal pragmatismo e dal realismo cui un principe mai può derogare.

Il libro a fumetti della Storia di Massa

Da Carlo I Cybo-Malaspina alla Restaurazione.

Riferimenti a La Spezia, Carrara, Lunigiana Storica e Versilia (fatti, figure, opere, leggende e tradizioni)

Testi e sceneggiatura: Claudio Palandrani – Disegni: Nicola Guerra

Volume 3°   Alberto Ricciardi Editore (2004)

 

 

Con questo terzo volume riprende la pubblicazione della serie, ormai conosciuta ed apprezzata dal vasto pubblico di appassionati lettori, dei Libri a fumetti della Storia di Massa.

 

Ad essi presentiamo questo libro che affronta il complesso periodo storico che va dal principato di Carlo I Cybo Malaspina, fino all'estinzione della dinastia cybea, con la duchessa Maria Beatrice, che è già - in realtà - un'esponente di quella casa d'Este-Austria che governa il ducato di Modena.

 

 La divulgazione della Storia, seria e documentata, nulla toglie agli studi approfonditi che gli storici compiono attraverso i documenti d'archivio. Essa si propone di avvicinare alla conoscenza storica soprattutto i giovani, attraverso il linguaggio apparentemente semplice e accattivante del fumetto.

 

 Questo volume, ricco di informazioni, ci restituisce il panorama di vicende locali profondamente legate a quelle della "grande storia" che incontriamo nei libri di scuola.

 

Scopriamo ritratti di personaggi straordinariamente interessanti e spesso sconosciuti: aristocratici e popolani, oscuri artefici della vita quotidiana ed eccezionali figure che trascendono il ristretto ambito lunigianese.

 

Viene da pensare ai sovrani che si sono succeduti sul ducato massese, da Carlo I, nipote di Alberico il Grande, a Maria Teresa Cybo-Malaspina, con cui si estingue la linea dei duchi di Massa; ma anche a una duchessa come Maria Beatrice, che cancella il ricorso alla tortura dalle leggi che governano il proprio Stato. Ciascuno di costoro, con diversa personalità, ha contribuito a scrivere la storia del nostro territorio lasciando testimonianza viva della loro presenza.

 

Pensiamo ai molti protagonisti che hanno lasciato il loro segno nella cultura locale (ma anche italiana): il conte Gian Battista Diana Paleologo, autore di scritti ponderosi; il musicista Pietro Alessandro Guglielmi, il poeta Labindo Fantoni, il marchese Alessandro Malaspina, il grande "Navigatore"; Azzo Giacinto Malaspina, protomartire della libertà italiana.

 

 Si riconosce, nel libro, anche l'impronta che Dante ha lasciato in terra di Lunigiana e scopriamo che anche Voltaire ed altri illustri personaggi internazionali parlano nei loro scritti di Massa e Carrara.

 

 A ciascun lettore rimane il compito di scoprire, nel percorso di lettura, un proprio personale essere dentro la storia, tra le pieghe della storia comune.

Paesaggi del Marmo

Scritto con Silvano Soldano.

Casa Editrice Alberto Ricciardi (Massa, 2007)

 

Da oltre duemila anni il marmo segna il passaggio apuo-versiliese e il destino stesso dei suoi abitanti. Le fiancate e le vette delle Apuane portano i segni di un lavoro intenso, faticoso e febbrile che non era eccessivo, un temo,  definire eroico.

 

In mondo delle cave e dei laboratori era il teatro naturale nel quale si svolgeva la quotidiana lotta tra uomini induriti dal lavoro e montagne aspre che custodivano gelosamente il tesoro che portavano in grembo: quel marmo che, sapientemente lavorato da artisti e artigiani, consentiva la realizzazione di straordinarie opere d’arte e di architettura.

 

I pittori, prima e meglio di altri, hanno colto nel bianco paesaggio del marmo e delle cave, il motivo di una autentica ispirazione artistica che ha saputo trasfondere sulla tela gli elementi costitutivi di un mondo fatto di luci abbaglianti, di silenzi profondi e rombi dirompenti; un mondo nel quale si udivano le grida lontane dei cavatori, i rumori dei martelli e dei cavi che segavano il monte, le chiamate dei lizzatori che scandivano ritmicamente il tempo per calare a valle i grandi blocchi di marmo.

 

Questa poesia del marmo, fatto di umana fatica, di candidi blocchi e scaglie taglienti, ha affascinato gli artisti. Quelli locali, che ben conoscevano bene il significato di una grande tradizione che ha reso magnifiche le città di tutta Europa, e quelli che da ogni luogo venivano nel territorio apuo-versiliese per conoscere direttamente, da vicino, un mondo di cui avevano sentito dire cose terribili e meravigliose.

 

Di queste storie, gli artisti hanno reso testimonianza in un'epoca in cui la fotografia non aveva mosso i passi o stava cominciando a diffondersi.

 

E lo hanno fatto filtrando la realtà attraverso la sensibilità che derivava loro da una personale attitudine e formazione. Il loro lavoro non è dunque un semplice e oggettivo atto di documentazione. E' anche interpretazione soggettiva e personale di luoghi, fatti e situazioni, che solo l'occhio e la mano dell'artista avrebbero saputo rendere in modo così ricco di elementi poetici e drammatici al tempo stesso.

Vedute Massesi

Scritto con Silvano Soldano

Casa Editrice Alberto Ricciardi (Massa, 2006)

 

Nel 2007 Massa ha compiuto 450 anni. La sua fondazione, ad opera del Marchese Alberico I Cibo (poi Cybo)-Malaspina avvenne il 10 Giugno 1557. A parte qualche limitata e parziale demolizione della cinta muraria, l’impianto della città albericiana, racchiusa dentro la sua cortina tardo-rinascimentale, si è mantenuta sostanzialmente inalterata fino all'unità d'Italia.

 

Fino a poco oltre la metà del XIX secolo Massa cresce e si sviluppa fra le sue porte monumentali, tra le sue strade e le piazze ornate con fontane marmoree da cui sgorga un'acqua pura e freschissima. La vita cittadina scorre serena fra le case dipinte, all'ombra di una corte, principesca e poi ducale, forse un po’ anacronistica, ma certamente non priva di aspetti singolari e suggestivi.

 

E’ solo con la realizzazione della ferrovia che questa realtà urbana, quasi sospesa nel tempo, cambia profondamente e, con essa, tutto il territorio ad essa collegato. Le trasformazioni indotte dai processi socio-economici post-unitari sono tali da renderne spesso irriconoscibili, oggi, i tratti caratteristici più significativi. Con l'Ottocento la città ed il paesaggio che le faceva da amena cornice si trasformano radicalmente.

 

Se alla committenza di Alberico I dobbiamo, con tutta probabilità, la realizzazione di una serie di disegni a penna che oggi costituiscono un corpus documentale di valore assoluto per conoscere la Massa dei primi decenni del XVII secolo, ai viaggiatori che a partire dal secolo successivo giungevano in Italia per ammirare le vestigia storiche e le bellezze ambientali italiane, dobbiamo invece taccuini di viaggio e non pochi schizzi, studi e dipinti dei luoghi da essi visitati.

 

Il Grand Tour, che porta nel Bel Paese i giovani rappresentanti dell'aristocrazia e delle classi agiate europee attraverso un viaggio finalizzato alla loro formazione culturale, raffinata e cosmopolita, ha lasciato un segno profondo nella cultura del vecchio continente. Ha anche però fatto sì che fosse prodotta una straordinaria quantità di opere grafiche e pittoriche, molte delle quali sono esposte nei grandi musei di tutto il mondo, anche se gran parte di esse giace, ancora da esplorare, in archivi pubblici e privati che costituiscono una vera miniera per una ricerca volta alla ricostruzione dell'immagine delle città e del paesaggio italiano in un'epoca nella quale ancora non esisteva la fotografia.

 

Da questi depositi museali e da questi inestimabili giacimenti archivistici, sono emersi, nel corso dell'ultimo decennio, una serie di interessanti disegni e dipinti che, seppure ancora in modo non definitivo, già consentono di tracciare un primo percorso iconografico di sicuro interesse artistico e storico. Grazie a questi "documenti visivi", è oggi possibile avviare un'indagine nuova, con strumenti finora insospettati e insperati, sull'evoluzione della città e del suo territorio. Ma è anche un percorso attraverso il linguaggio pittorico per donarci quelle emozioni e quelle suggestioni che solo l'arte sa dare.

 

L'opera di artisti come Van Klenze, Fries, Kucera, Goldenberger, Nerly, ma anche di un artista locale come Bontemps, o di un erede novecentesco della grande tradizione vedutistica come Mazzi, merita sicuramente di essere conosciuta.

 

Come merita di essere apprezzato il contributo divulgativo offerto, in chiave ovviamente diversa, da pubblicazioni popolari come le Cento città d'Italia o dalle numerose stampe d'ambiente che compaiono nei giornali dell’Ottocento o nei libri di viaggio pubblicati in varie parti del mondo.

 

Il libro vuole proporre una selezione significativa questo materiale eterogeneo, con la certezza di aver fatto una scelta che potrà incontrare il gradimento dei lettori.

XX Settembre 1870 – Roma Capitale

Scritto con Rodolfo Polazzi in occasione del 150ennale dell’Unità d’Italia.

Stamperia della Provincia di Massa Carrara (Massa, 2011)

 

Questa piccola pubblicazione, realizzata da Claudio Palandrani nella sua qualità di Presidente del Circolo Culturale EDERA, è la trascrizione di un discorso da lui tenuto per la celebrazione del XX Settembre in occasione del 150° anniversario dell’Unità Nazionale (Sala della Resistenza - Palazzo Ducale di Massa -20 Settembre 2011).

 

Le date storiche, in un paese come l’Italia, poco incline all’esercizio della memoria, sono fatalmente destinate a subire un oblio nella coscienza individuale e collettiva.

 

E’ perciò necessario agire affinché l’italica propensione alla dimenticanza non divenga irreparabile e colpevole negligenza culturale e morale.

 

La trasmissione della storia e del significato che certi eventi fondamentali nella vita nazionale hanno avuto nella costruzione dell’Italia Unita, sia comunque assicurata.

 

E’ un dovere senza il cui adempimento, la memoria sarebbe destinata a perdersi in modo definitivo.

 

Ecco dunque uno scritto che ha il significato di un ricordo vivo e presente, proposto alla cittadinanza, di un evento che –tra mille difficoltà politiche e religiose – ha finalmente riunito Roma all’Italia.

 

Eugenio Chiesa 1863-2013

 Celebrazione del 150ennale della nascita.

Stamperia della Provincia di Massa Carrara (Massa, 2013)